Aquileia, fondata dai romani nel 181 a.C. e dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1998, conserva i resti di una delle più grandi e ricche città dell’Impero romano, in gran parte ancora da scavare e riportare alla luce al di sotto dei campi agricoli e del nucleo urbano.  

Si tratta di una città dell’antica Roma che è stata uno dei più importanti porti antichi dell’Adriatico e punto di partenza delle principali strade commerciali, culturali e militari verso il Nord-Est europeo.

Il porto fluviale di Aquileia

Crediti: Zavijavah, CC BY-SA 3.0, Wikimedia Commons

Sono ancora visibili e aperti ai visitatori: il foro, il porto fluviale, le case private e il cimitero degli Eroi. Il monumento più importante di Aquileia, però, è la Basilica patriarcale, fondata nel 313 d.C. dal vescovo Teodoro e ampliata successivamente dai patriarchi Giovanni e Poppone, in cui è conservato il più grande esempio di mosaici del IV secolo in Europa. Al suo interno sono visitabili la cripta degli affreschi, con illustrazioni della leggenda dell’evangelista Marco, e la cripta degli scavi, dove sono visitabili le fondamenta del campanile. 

Inoltre ad Aquileia si può visitare una delle più vaste dimore di epoca romana, la “Domus di Tito Macro”. Quando si entrava nella casa, si accedeva ad un atrio dotato di vasca centrale per la raccolta dell’acqua e di un pozzo. Appena dopo si trovava il tablino, ovvero la sala da ricevimento del padrone di casa. Nello spazio centrale era presente il giardino circondato da un corridoio mosaicato e dotato di una fontana. Sul giardino si affacciava la sala di rappresentanza affiancata dal soggiorno e dalle camere da letto. A nord era presente la cucina e a est quattro botteghe. La casa dovette appartenere a un certo Tito Macro, il cui nome è inciso su un peso in pietra. 

La città di Aquileia fu una delle città più ricche dell’Impero Romano e nel Medioevo fu centro del Cristianesimo nell’Europa Centrale: per questo vanta un fascino che non lascia indifferenti. 

Carla Monica Gruia