“E’ sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s’illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza.” La citazione riportata appartiene al filosofo ateniese Socrate (470-69/399 a.C.).

Non è un insegnante di scuola, bensì un umile maestro di vita, che dedica la sua intera esistenza allo smascheramento delle false credenze e alla ricerca del sapere attraverso il dialogo costruttivo, che instaura con chiunque incontri per le vie di Atene. Non utilizza la retorica come prestigiosa forma di convincimento, ma la trasforma in mezzo di comunicazione e di ricerca di ciò che è giusto. Per cui non impone mai la sua conoscenza agli altri con l’obiettivo di ottenere consensi, ma, anzi, si pone spesso in discussione per giungere ad una verità condivisa, attraverso un processo di co-costruzione delle conoscenze e di autoeducazione.

Statua di Socrate, giardini botanici nazionali (Irlanda)
Crediti: UtDicitur, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons

Ma se Socrate vivesse ai giorni nostri, il suo pensiero risulterebbe attuale, verrebbe ascoltato? Il rimando della società moderna sarebbe netto e con tutta probabilità Socrate verrebbe considerato una mosca bianca. Infatti, rappresenterebbe allora come oggi un elemento fastidioso, perché il suo obiettivo è sempre stato quello di stimolare ed esortare le persone a non fermarsi alla semplice informazione, ma metterla sempre in discussione e ricercare il giusto. Al contrario, il mondo moderno non contempla l’insinuazione del dubbio, è alla costante ricerca di certezze, che ci fanno sentire al sicuro e felici.

Quando precisamente il nostro concetto di conoscenza è stato modificato, rispetto a quello del passato? La svolta decisiva per l’Italia avviene il 30 aprile 1986, quando il nostro paese si è collegato ad Internet per la prima volta: da allora con un click, senza il minimo sforzo, ci ritroviamo sommersi di informazioni. Internet nasce come mezzo di ricerca scientifica e di divulgazione della conoscenza in modo orizzontale, per cui accessibile a tutti, innovativo e democratico. Inizialmente costituiva un originale e affidabile strumento di cultura, perché appoggiato da docenti, università e persone competenti. Successivamente si è trasformato in un mezzo di comunicazione  di massa, dove tutti, competenti e non, possono accedere alla rete, producendo contenuti più o meno affidabili. Il web infatti priva della certezza che la fonte consultata sia corretta, manca una certificazione di qualità e quindi non è più un contenitore di conoscenza, ma di informazioni. Internet è sempre maggiormente gestito da poche, ma potenti corporazioni private, che sempre più filtreranno le informazioni al posto nostro, manipolandoci.

Mettiamo a confronto le due concezioni di conoscenza: per Socrate il sapere è il risultato di un lungo percorso di introspezione, che prevede l’ insinuazione del dubbio, lo smascheramento delle false credenze, la consapevolezza della propria ignoranza e successivamente la ricerca, la comprensione e l’acquisizione della reale verità, il tutto avvalorato dal dialogo; per la nostra società la conoscenza prevede la ricerca di informazioni, perciò la fase introspettiva non è contemplata, solitamente non facciamo propria l’informazione che riceviamo e quindi non la trasformiamo in reale conoscenza. Manca completamente quello che per Socrate era il vaso comunicante: il dialogo inteso come tradizionale comunicazione “face to face”. Questo nuovo modello di interazione ci offrirà soltanto l’apparenza della conoscenza, non il sapere reale.

Ma stiamo davvero percorrendo la giusta strada? Il sapere non lo si riceve dall’esterno, bisogna ricercarlo e costruirlo attraverso il dialogo e l’introspezione, anche se questo comporta maggiori sforzi e fatica. Il fallimento è stato già compiuto nel 399 a.C., mandando Socrate a morire con l’accusa di corruzione. Oggi siamo ancora in tempo per far tornare a vivere il pensiero di questo grande filosofo, se pur in chiave moderna, magari partendo proprio da noi giovani e dalle scuole.

Chiara Pira