Nell’aula magna dell’Istituto Cangrande della Scala, il 23 dicembre 2022, si è tenuto il primo dei tre incontri di Geopolitica presentati dal prof. Stefano Verzè, collaboratore de L’Arena e non solo.

Il convegno aveva l’obiettivo di inquadrare la situazione iraniana a livello sociale, giuridico e politico, portando alla luce le cause delle manifestazioni che in questi mesi sono state protagoniste di molti post solidali nei confronti delle donne della vecchia Persia. Cosa si cela, quindi, dietro queste proteste?  

Come ha spiegato il prof. Verzè, innanzitutto l’Iran è una repubblica islamica presidenziale teocratica. Ciò significa che lo Stato ha un parlamento eletto in modo diretto dal popolo, ma è previsto anche un ayatollah: la guida suprema del Paese, di ispirazione assolutamente religiosa. In quanto musulmano e conservatore convinto, l’ayatollah Khamenei (l’attuale Guida Suprema iraniana), adotta una politica interna severissima sulle donne: sono infatti obbligate ad indossare il velo per nascondere i capelli che sono visti come provocazione sessuale, non possono usare la bici, la moto, non hanno completa indipendenza per le loro azioni perché delegate all’uomo più vicino. Secondo uno studio recente del WEF (World Economic Forum, organizzazione che ci occupa di rapporti internazionali), in paragone con gli altri Paesi nel mondo, l’Iran occupa il 150° posto di centocinquantasei per l’uguaglianza di genere, mentre all’ultimo c’è l’Afghanistan.

Oltre alle donne, ha continuato il giornalista, sentono il peso della repressione tutti i giovani iraniani, perché è vietato loro qualsiasi contatto con la cultura occidentale, che si parli di musica, film, libri o programmi televisivi. La comunità giovanile in Iran è preponderante (l’età media è di trentacinque anni) e si riunisce di notte e di nascosto per poter avere un assaggio di tutta la cultura che noi diamo per scontata. La “situazione pesantissima” delle restrizioni comporta, di contro, una vivace curiosità nella ricerca del proibito.  

Verzè ha spiegato infine che nella società iraniana, nella quale molti diritti umani non sono ancora stati ottenuti, è presente in questo momento un forte senso di ribellione verso il regime. Uomini e donne hanno un coraggio che li porta a protestare senza curarsi degli arresti, delle pene corporali e quelle capitali. Noi europei, che già possediamo i diritti per cui gli iraniani stanno lottando, condividiamo post di solidarietà. 

Solem Poletto