Il 21 dicembre 2023 noi studenti delle classi prime ci siamo recati presso l’aula magna della sede Cangrande del nostro liceo per conoscere Niki Leonetti, un ragazzo che da diversi anni sta portando nelle scuole, e non solo, il suo messaggio: Si può fare, perché no? 

Niki ci ha raccontato la sua storia e ha sottolineato come, grazie alla sua caparbietà e alle persone che ha incontrato sul suo percorso di vita, sia riuscito ad andare oltre i suoi limiti. Oggi fa conferenze per spiegare che con l’amore è possibile superare tutte le barriere mentali e i pregiudizi che ci sono in materia di disabilità

Niki ci ha spiegato il suo punto di vista, ha detto che essere disabile significa avere delle fragilità e che tutti ne abbiamo, quindi chi sono i cosiddetti “disabili”? Dobbiamo fare in modo che le nostre fragilità diventino i nostri punti di forza, mettendoci sicuramente un po’ di positività in più in quello che facciamo e soprattutto non dobbiamo avere fretta, una cosa alla volta, passo dopo passo.  

Niki ha molto a cuore l’inclusione sociale, secondo lui dovremmo tutti assieme far sì che il mondo sia più equo e più empatico perché solo mettendoci nei panni degli altri, armati di tanto amore, potremo cambiare le cose. Niki ci ha fatto vedere alcuni video, quello che mi ha colpito di più è stato quello in cui diverse persone con disabilità raccontavano la loro quotidianità. In particolare, un ragazzo in carrozzina raccontava che a volte qualcuno gli passa vicino e gli fa una carezza; diceva che deve essere lui a decidere chi lo può toccare e chi no, le persone non devono sentirsi autorizzate senza chiedere solo perché lo vedono “disabile”. In pratica il ragazzo intendeva dire che se le persone vanno a contatto con la disabilità di solito “compatiscono” il malcapitato con gesti o con sguardi, senza capire che questi comportamenti fanno male alle persone che li subiscono. Essere disabile non equivale ad essere una persona da compatire. Questa non è inclusività e non è empatia. 

L’incontro con Niki mi è piaciuto molto. L’ho trovato un ragazzo molto simpatico e capace di usare termini giovanili come quelli che usiamo noi tutti i giorni: parole come “tranqui” l’hanno fatto sembrare un nostro pari, un compagno di classe, un amico.  

Grazie alla mia esperienza di vita, mi sono trovata completamente d’accordo con Niki.  Nel mio piccolo ho imparato che la disabilità può essere una risorsa per chi come me ci sta a contatto tutti i giorni. Vedo che le persone con disabilità, che mi stanno attorno, fanno sport come sci, canoa, rafting, fanno teatro, musica e un sacco di altre attività. A volte penso che siano addirittura più fortunati di me per la loro forza di volontà e per i gruppi magnifici di cui fanno parte. Gruppi in cui si mescolano persone disabili e non, persone di diverse età, con diverse capacità, ma da cui si esce sempre tutti allegri. 

Come Niki anch’io sogno il giorno in cui la disabilità sarà vista come un’opportunità. Un mondo dove la scuola, il mondo del lavoro, la società e il quotidiano dia a tutti le stesse opportunità, senza farlo per pietà, per dovere o per legge.  A volte davvero, come dice Niki, basta solo tanto amore.                           

Laura Recchia