L’emancipazione femminile è un argomento ancora molto delicato e discusso a livello internazionale, ma, grazie a donne coraggiose come Tina Anselmi, abbiamo cominciato a percorrere l’ancora lunga strada verso l’uguaglianza di genere.

L’impegno dell’Anselmi per il cambiamento inizia a soli 17 anni, quando è costretta dai nazifascisti ad assistere all’impiccagione di trentuno giovani prigionieri. Così entra nella Resistenza, partecipando alla Brigata “Cesare Battisti” come partigiana, con il nome di battaglia “Gabriella”.

Si laurea in lettere e lavora come insegnante, ma lascia l’incarico per dedicarsi alla vita politica e occuparsi così dei problemi della famiglia e delle donne, dell’ampliamento dei diritti e della giustizia sociale per tutti. Nel 1944 si iscrive alla Democrazia Cristiana, partito italiano di ispirazione democratico-cristiana, e tra il 1968 e 1992 ne diventa deputata.                    

Tra il 1976 e il 1978 è la prima donna Ministro del Lavoro e con lei vengono approvate per la prima volta le leggi sulla parità delle opportunità di lavoro, che comprendono uguali salari e orari lavorativi tra dipendenti maschi e femmine. Tutela, inoltre, la maternità e amplia la possibilità di congedo parentale anche ai neo-papà.

Nel 1978 e 1979 diventa Ministro della Sanità e con lei ha inizio una vera e propria Riforma del Sistema Nazionale Sanitario. In quegli anni fa approvare la legge 883, secondo la quale la salute è un diritto e bene universale indipendentemente dalle condizioni lavorative ed economiche delle persone assistite. Il 22 marzo 1978 firma la legge 194, che disciplina le modalità di accesso all’aborto, incontrando un distacco e raffreddamento da parte del Vaticano.

L’inizio del suo effettivo declino politico avviene nel 1981, anno in cui diventa Presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sulla P2. Di questa associazione, Tina Anselmi diceva: “Questi tre anni sono stati per me l’esperienza più sconvolgente della mia vita. Solo frugando nei segreti della P2 ho scoperto come il potere, quello che ci viene delegato dal popolo, possa essere ridotto a un’apparenza. La P2 si è impadronita delle istituzioni, ha fatto un colpo di Stato strisciante. Per più di dieci anni i servizi segreti sono stati gestiti da un potere occulto.”

In seguito viene proposta come Presidente della Repubblica per ben due volte, ma non trova il numero di sostenitori necessari all’elezione. Così esce in punta di piedi dalla politica, senza chiedere né pretendere contropartite, e muore nel 2016.

Tina Anselmi non ha mai smesso di esortare la nostra generazione a conoscere e trasmettere la storia e vigilare affinché non si torni indietro e non vengano compiuti gli stessi errori, perché nulla è conquistato per sempre. Affermava, infatti, che “la nostra storia di italiani ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile. Una pianta che attecchisce solo in certi terreni precedentemente concimati. E concimati attraverso l’assunzione di responsabilità di tutto il popolo. Ci potrebbe far riflettere sul fatto che la democrazia non è solo libere elezioni – Quanto libere? – non è soltanto progresso economico – Quale progresso e per chi? È giustizia, è rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne. È tranquillità per i vecchi e speranza per i figli. È pace.”

Chiara Pira