Il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo, una solennità civile nazionale italiana il cui scopo è ricordare i massacri delle foibe, l’esodo istriano e giuliano-dalmata.

Con il termine foibe si intendono gli eccidi a danno della popolazione italiana che si verificarono tra il 1943 e il 1947 per opera dei partigiani jugoslavi. Letteralmente le foibe sarebbero delle grandi caverne verticali tipiche della regione carsica del Friuli Venezia Giulia e dell’Istria. Il numero delle vittime non si sa bene a quanto ammonti, probabilmente tra 10000 e 20000. L’esodo giuliano-dalmata, invece, è un evento storico consistito nell’emigrazione forzata della maggior parte dei cittadini italiani dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia. Si stima che i giuliani e i dalmati italiani che migrarono siano stati tra i 250mila e i 350mila.  

Questi eventi rimasero nel silenzio per molto tempo, persino troppo dal momento che il Giorno del Ricordo è stato istituito nel 2004 con la legge “Menia”, ben 57 anni dopo la tragedia. In occasione di questa ricorrenza, l’anno scorso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato: “Il giorno del Ricordo richiama la Repubblica al raccoglimento e alla solidarietà con i familiari e i discendenti di quanti vennero uccisi con crudeltà e gettati nelle foibe, degli italiani strappati alle loro case e costretti all’esodo, di tutti coloro che al confine orientale dovettero pagare i costi umani più alti agli orrori della seconda guerra mondiale e al suo prolungamento nella persecuzione, nel nazionalismo violento, nel totalitarismo oppressivo. È un impegno di civiltà conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli istriani, dei fiumani, dei dalmati e degli altri italiani che avevano radici in quelle terre, così ricche di cultura e storia e così macchiate di sangue innocente.”  

Sicuramente ciò che è stato fatto è da condannare. Si può osservare come l’odio e il nazionalismo, generati da circostanze storico-politiche, abbiano causato numerose vittime. “Dimenticare e cancellare le foibe è come seppellire la nostra storia. Un Paese senza memoria è un Paese senza identità.” (Rinaldo Sidoli) 

Anna Cavallaro