L’espressione “Made in” indica il marchio di origine e il luogo di produzione, ma purtroppo molti beni targati “Made in Italy” vengono quasi interamente realizzati all’estero. 

Il concetto di origine è diverso da quello di provenienza, che indica il luogo da cui il bene viene spedito. Per determinare il paese di origine di un prodotto si possono applicare due criteri: “il criterio delle merci interamente ottenute”, quando tutto il processo di lavorazione avviene in un unico stato, e “il criterio dell’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale”, che invece si applica quando alla produzione collaborano due o più paesi e stabilisce che le merci sono considerate originarie del paese in cui hanno subito l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale. A volte è difficile individuare l’ultima trasformazione e le lavorazioni sufficienti a determinare l’origine del bene. Per questo, uno strumento utile è rappresentato dall’IVO (Informazione Vincolante in materia di Origine): essa consente all’imprenditore di domandare all’agenzia delle dogane di dichiarare l’origine del prodotto.  

Crediti SMEG Italien, Pubblico dominio, Wikimedia Commons


A livello internazionale l’Italia aderisce all’accordo di Madrid del 1981, secondo il quale bisogna indicare precisamente e in caratteri evidenti il paese o il luogo di fabbricazione o produzione, mentre a livello nazionale la normativa ha esteso le sanzioni, oltre che alle false e fallaci indicazioni di provenienza, anche alle indicazioni di origine.  È stato introdotto un nuovo marchio, il 100% Made in Italy, e possono considerarsi interamente italiani soltanto i prodotti per i quali il disegno, la progettazione, la lavorazione e il confezionamento sono avvenuti esclusivamente sul territorio italiano.  
Nel 2010 è stata approvata dal parlamento italiano una legge che prevede una normativa particolare nei settori tessile, della pelletteria, calzaturiero, dei divani e dei prodotti conciari. Secondo questa legge, se almeno due fasi della lavorazione del prodotto hanno avuto luogo in Italia, questi può essere considerato “Made in Italy”.  
Si tende a valorizzare un prodotto che ha origine e realizzazione in Italia, perché tale caratteristica è sinonimo di qualità nel mondo. Le multinazionali e molte imprese, tuttavia, delocalizzano la produzione all’estero per ridurre i costi. Il compito della normativa del “Made in Italy” è di bilanciare queste due esigenze.  

Laura Boniotto e Vittoria Recchia