Rinunciare agli affetti, alle proprie passioni o ai propri sogni, per mettersi al servizio della comunità, dello Stato? Non sono mai abbastanza le persone che fanno scelte di questo tipo. Possono sembrare drastiche o esagerate, ma segnano sicuramente sia la storia del Paese che la vita dell’individuo.
A mio avviso anche Dante Alighieri lo ha fatto: quando ha deciso di lottare per la sua città, quando è stato costretto ad abbandonare la patria, condannato all’esilio. Grazie alle sue opere, sappiamo che Dante avrebbe fatto di tutto per salvare Firenze dalle lotte tra fazioni che la dilaniavano e possiamo comprenderne l’enorme senso di responsabilità e senso civico, di altruismo e intraprendenza.

Spesso gli studenti si lamentano di dover studiare la Divina Commedia, la trovano inutile, superata, difficile da comprendere, non adatta al mondo d’oggi. Ma ciò avviene, a mio avviso, perché l’opera viene presentata nel modo sbagliato. Se venissero illustrati i valori che sottendono quei versi, il coraggio che permea gli scritti, l’amore per la Patria cui Dante fa spesso riferimento, quelle rime e quei versi, oggi per molti anacronistici, sarebbero indubbiamente più apprezzati. Dante ci può insegnare che per impegnarsi politicamente e socialmente non servono soldi o appoggi politici, basta la volontà, carta e penna e un po’ di coraggio.
Studiando Dante si può apprezzare il valore della cultura: il Convivio e il suo grande intento di fornire un sapere enciclopedico indirizzato a tutti, alla gente comune che parlava il fiorentino, e non solo ai dotti che sapevano il latino. Attraverso Dante si ha anche l’opportunità di conoscere una forma alta d’amore. Nei sonetti dedicati a Beatrice, Dante descrive l’amore come devozione, ammirazione e rispetto profondo e tutti sappiamo quanto oggi sia indispensabile. Infine Dante ci insegna ad essere umili e comprendere i nostri errori per poi correggerli. Un percorso che tutti dovrebbero fare.
Agnese Zanoni