Tutti noi conosciamo l’opera più famosa di Dante Alighieri, la Divina Commedia e i più attenti ricorderanno dell’incontro tenutosi nel terzo canto dell’Inferno tra il sommo poeta e gli ignavi, anime che in vita non si sono schierate né dalla parte del bene né da quella del male.
Dante rimarrebbe profondamente deluso nel sapere che l’ignavia, se pur in forma diversa, è ancora presente nella nostra società e si manifesta in qualsiasi atto di indifferenza, rinuncia, fuga dalla realtà, omologazione o apatia.
Riflettendo sul mondo dei social, l’ignavia intesa come omologazione è letteralmente il motore che permette il funzionamento di questo “sistema”. Infatti, l’utente medio, sottoposto alla visione di individui dalle vite apparentemente perfette, sviluppa un profondo senso di inadeguatezza personale e una conseguente tendenza a conformarsi alla massa per sentirsi accettato.
L’ignavia, inoltre, si può presentare sotto le vesti di isolamento e di fuga dalla realtà e a questo proposito è quasi scontato fare riferimento al mondo della tecnologia e dei videogiochi. Il problema nasce quando il gioco online non è più solo uno svago, ma diventa un vero e proprio mezzo di evasione dalla realtà e dai problemi quotidiani.
Un altro esempio di “pusillanimità moderna”, si manifesta nella totale indifferenza e apatia rispetto a episodi di violenza a cui assiste per la strada o in qualsiasi altro luogo. Ritengo che questo sia un gesto profondamente omertoso, che non deve essere in nessun modo giustificato, poiché con il silenzio si contribuisce alla prosecuzione di un circolo vizioso, che può rivelarsi anche molto pericoloso o addirittura fatale per la vittima.
Infine la forma più sottile di pusillanimità è la disattenzione rispetto a ciò che accade nel mondo, che si traduce, ad esempio, nel non partecipare attivamente alla vita in società. Questa forma di disinteresse rivela un profondo pessimismo nei riguardi del cambiamento, che risulta essere controproducente e inutile.
In conclusione, l’unico modo per affrancarsi da questa realtà è ricevere un intervento di sensibilizzazione da parte di scuola, Stato e famiglia. Se si riuscisse a proteggere sempre coloro che con coraggio sporgono denuncia di fronte alla violenza, se la parola di ognuno avesse davvero lo stesso peso, ecco che allora gli individui riacquisterebbero la forza necessaria per esprimere le proprie idee in totale libertà e contribuire, con la propria unicità, alla formazione di una rete sociale valida e attiva.
Chiara Pira